La piena! Fin da ragazzo ho imparato a riconoscere il timore dietro a queste parole pronunciate dalla nostra gente. Il Po fa parte della nostra cultura e ha scandito per tanto tempo i ritmi della nostra vita.
Le cose ora sono cambiate: l’economia della nostra zona non ha più le radici piantate così esclusivamente nella terra e, almeno in questo caso, una gestione meno scellerata dell’idrogeologia del territorio ci consente di superare con qualche timore in meno le alluvioni che periodicamente il nostro fiume ci riserva.
Anche in questi giorni, mentre tanta parte dell’Italia è sommersa dall’acqua e dal fango, portato non dai fiumi ma dall’incuria e dalla mancanza di rispetto del territorio, noi possiamo guardare il Grande Fiume senza eccessive preoccupazioni, tuttavia rimane uno straordinario spettacolo vederlo crescere e in poche ore diventare ampio centinaia e centinaia di metri, invadere terreni golenali, campi coltivati, boschi naturali e pioppeti. E la gente si riversa sugli argini, a guardare “la piena”.
La tracimazione all’interno degli argini consente di non nutrire, per ora, particolari preoccupazioni e di osservare una visione del nostro territorio davvero inusuale.
Domani è prevista ancora pioggia.
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